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Ansia a scuola. Quando non si vede

Pubblicato da dott.ssa Angela Dei Giudici
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I sintomi d’ansia nei bambini non sempre sono facili da riconoscere. I bambini esprimono l’ansia in modo molto diverso rispetto a quanto ci capita di vedere negli adulti.  Per questo, molti sintomi d’ansia nei bambini passano inosservati e può succedere che vengano trascurati o fraintesi sopratutto a scuola, dove sono maggiori le sfide da affrontare e i rischi legati all’insuccesso. E’ quindi necessario saper identificare proprio nel contesto scolastico i primi segni di un disturbo d’ansia e fornire al bambino il giusto supporto.

Una delle ragioni che rendono complessa e non facile la compresione di una sintomatologia ansiosa nei bambini sono legate al fatto che alcuni di essi possono avere comportamenti oppositivi e di sfida. In questi casi gli insegnanti coinvolti si ingaggiano in una lotta, che può complicare la relazione tra i due e compromettere la creazione di una comunicazione affettiva più adeguata a sostenere il bambino. Un altro motivo è interno all’organizzazione scolastica. Le scuole negli ultimi tempi hanno minori risorse, oltre gli insegnanti, così che la sintomatologia ansiosa di un bambino verrà trattata come una questione privata della famiglia.

Cosa notare allora?

Come sappiamo i bambini possono esprimere l’ansia in modi molto diversi dagli adulti. Infatti, non sempre i bambini avranno le mani sudate e tremanti o rossore in viso. Gli indicatori più sottili che potremo notare sono una certa rigidità e poca spontaneità nei movimenti del corpo, una iper reattività, una decisa impulsività e alcuni comportamenti oppositivi. Facilmente l’oppositività può essere inserita nella categoria “capricci” (comportamenti tipici: rifiutarsi di fare un compito, di leggere ad alta voce, di eseguire una consegna). Caso per caso, però, occorrerà chiederci se ci troviamo di fronte ad un bambino che sta provando un disagio riferibile ad una emozione d’ansia. Il legame dell’ansia con questi comportamenti è comprensibile se analizziamo il contesto in cui si trova o si verrà a trovare il bambino (messa in gioco di nuove capacità/abilità, competizione, agonismo) che li manifesta.

Oggi sappiamo che i sintomi di ansia, anche quelli non chiaramente visibili, possono influenzare molto il rendimento scolastico. L’impatto dell’ansia, infatti, è sulla memoria e sulla velocità di elaborazione del compito. Per questo, per i bambini con disturbi d’ansia, è più difficile imparare, conservare e recuperare le informazioni. Questo li renderà più insicuri di fronte al compito successivo o alla prova di verifica, innescando una spirale auto-scoraggiante. Gli insegnanti dovrebbero poter essere informati sulle manifestazioni comportamentali di ansia dei loro bambini in classe, per intervenire nel modo più adeguato. Quando l’ansia di un alunno interferisce con il suo processo di apprendimento, egli avrà dei bisogni specifici che devono essere soddisfatti. Gli studenti con bisogni educativi speciali (BES) necessitano di una attenzione particolare e individualizzata attraverso dei piani educativi. Nel nostro paese i disturbi d’ansia non rientrano tra le patologie che hanno un riconoscimento legale di invalidità e per le quali è garantito in termini di legge il diritto allo studio (realizzazione del PEI e del PDP, fornitura degli ausili specifici). Tuttavia oggi la Scuola ne deve tenere conto. Se vogliamo che questi studenti con disturbi d’ansia raggiungano buoni risultati e il successo scolastico come i loro compagni, dobbiamo poter intervenire non solo fuori dalla scuola ma anche nella classe con un piano di intervento comportamentale che affronta l’ansia e insegna risposte più adeguate. Qui di seguito riportiamo un elenco di comportamenti che possono darci alcune informazioni sullo stato emotivo dei bambini.

  • L’alunno ha scarse interazioni con i compagni di classe e con gli insegnanti.
  • L’alunno si esprime a voce bassa con gli insegnanti e seleziona i compagni con cui parlare.
  • L’alunno chiede di frequente di uscire dall’aula, di usare il bagno o di chiamare un genitore.
  • L’alunno lamenta spesso di avere dolori, prurito o febbre.
  • L’alunno mostra un certo isolamento sociale e scarsa partecipazione ai gruppi di gioco o di lavoro.
  • L’alunno si mostra goffo nei rapporti con i coetanei
  • L’alunno ha comportamenti di sfida per evitare il compito.
  • L’alunno mostra improvvisi cambiamenti come scrittura molto piccola, può perdere facilmente la concentrazione, in alcuni casi può avere necessità di ordine e altre volte ha dei comportamenti ripetitivi.

Cosa possono fare i genitori

I genitori possono condividere le valutazioni e le informazioni cliniche con gli insegnanti e  chiedere un incontro tra lo psicologo che si occupa del bambino, qualora il bambino sia già stato valutato, e il gruppo di docenti. I genitori possono fornire informazioni sul disturbo, sul comportamento del bambino e su quello che gli educatori potrebbero aspettarsi, inoltre possono richiedere alla scuola di partecipare al monitoraggio dell’intervento; possono incoraggiare le normali routine; infine possono rassicurare il bambino nel condividere ciò che sta accadendo a scuola e le sue reazioni alla risposta dell’ambiente scolastico.

Gli interventi comportamentali messi in atto in sinergia tra scuola e famiglia possono aiutare molto i bambini. L’obiettivo principale di un piano di supporto individualizzato deve essere quello di ridurre l’ansia del bambino, aumentando l’autostima e incoraggiare l’indipendenza, l’auto-difesa e lo sviluppo di nuove competenze. Qui di seguito alcune indicazioni utile alla realizzazione di alcuni cambiamenti adatti al bambino.

  1. Fare in modo che il bambino frequenti la scuola. Quindi non rinforzare o aumentare i sintomi di ansia tenendo il bambino a casa, se non assolutamente necessario.
  2. Rinforzare positivamente il bambino nelle situazioni in cui mostra di tollerar una situazione temuta. (Come rinforzo si possono usare stickers, adesivi, un tempo di gioco prolungato o un’attività speciale).
  3. Incoraggiare il bambino articolando con parole semplici la sua preoccupazione, sintonizzarsi sul suo stato attuale, non fare promesse incoerenti e fare richieste in modi gentili e non punitivi.
  4. Facilitaril bambino permettendogli di sapere in anticipo i cambiamenti al programma di routine quotidiana e dandogli più tempo nei passaggi tra una attività e l’altra.
  5. Fornire al bambino un calendario coerente e prevedibile e inserirlo in un luogo visibile come riferimento punto di riferiemento.
  6. Consentire al bambino di fare pause fornendogli opportunità di movimento. (Stimolazioni sensoriali come: alzarsi senza disturbare gli altri, esaudendo una richiesta dell’insegnante, per distribuire i quaderni oppure lasciargli utilizzare una palla soffice da spremere.)
  7. Dare al bambino un aiuto discreto quando viene chiamato per rispondere a una domanda.
  8. Evitare l’uso di battute e del sarcasmo portando l’attenzione in modo indesiderato sul bambino.
  9. Modificare la quantità di compiti assegnati, riducendone il numero, consentirgli l’uso di una calcolatrice; lasciare più tempo per i compiti in classe.
  10. Designare un insegnante come coordinatore del piano educativo, per facilitare l’attuazione e la revisione, se necessario.

Nota Clinica
Ben un bambino su 8 ha una diagnosi di disturbo d’ansia. I distrubi d’ansia nei bambini sono il disturbo d’ansia di separazione, fobia specifica e disturbo ossessivo compulsivo (OCD). Questi disturbi sono comuni nei bambini d’età tra i 6-9, mentre il disturbo d’ansia generalizzato (GAD), il disturbo d’ansia sociale (SAD) e il disturbo di panico sono più diffusi tra gli 8 e i 12 anni.  I sintomi d’ansia se si manifestano con una freuenza e una intensità che comprometti il funzionamento scolastico, sociale e affettivo dei bambini e dei ragazzi possono continuare strutturarsi in un disturbo.

Bibliografia
“La Terapia dell’ansia scolastica”, Erickson