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L’ipocondria. Cos’è e cosa accade a chi ne soffre

Pubblicato da dott.ssa Angela Dei Giudici
disturbi di somatizzazione ansia paura di ammalarsi
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“Disturbo d’ansia per le malattie” è un termine relativamente recente per indicare un disturbo psicologico che va più comunemente sotto il nome di Ipocondria.
Questo si manifesta con paura ossessiva, persistente e irrazionale di soffrire di qualche grave malattia o che qualcuno dei propri cari ne soffra.

L’ipocondria si basa su un’interpretazione sbagliata dei sintomi corporei propri o altrui che permane nonostante le rassicurazioni di medici e specialisti sul fatto che non esista alcuna condizione patologica.
Non si tratta di occuparsi in modo attento e sano della propria salute ma di prestare un’eccessiva attenzione ad essa e di esserne costantemente preoccupati.
Questo nel tempo può seriamente interferire con il funzionamento accademico e professionale e con le relazioni interpersonali.

Il disturbo ipocondriaco è piuttosto diffuso nella popolazione (circa il 2% in Italia) e si manifesta allo stesso modo in uomini e donne. Si manifesta più frequentemente in persone che hanno tra i 40 e i 50 anni ma può presentarsi in qualsiasi età.

Non è raro, infatti, che si manifesti negli adolescenti e nei giovani adulti o in persone anziane, anche come effetto secondario di altri disturbi psicologici (depressione, disturbo di panico, disturbo ossessivo-compulsivo).

Quando si soffre di ipocondria non si è in grado di controllare le proprie paure.

Mentre ci si concentra e ci si preoccupa per delle sensazioni del corpo che vengono interpretate come sintomi di malattia, un ciclo di preoccupazioni inizia, con la scoperta di nuovi sintomi e nuove malattie di solito sempre più gravi, in un’escalation di ansia senza fine.

Spesso si cercano rassicurazioni dai propri familiari, amici, persone che gravitano intorno alla medicina (non dei veri e propri medici). Si possono avere degli andamenti nel tempo, con periodi di relativa tranquillità e altri in cui le preoccupazioni ricominciano, rispetto agli stessi vecchi sintomi o a sintomi nuovi che spesso sono vaghi, aspecifici e difficili da descrivere.

Alcuni esempi delle preoccupazioni più frequenti sono:

  • “Pensare che una comune tosse sia sintomo di una grave malattia polmonare”.
  • “Credere che un mal di testa sia indicativo di tumore cerebrale”.
    “Pensare che un piccolo dolore al petto sia l’inizio di un attacco di cuore”.
  • “Aver paura che comuni macchie cutanee siano sintomi di tumore della pelle”.

Alcuni comportamenti tipici, quando si nutrono delle paure eccessive per la propria salute, sono:

  • controllare continuamente se nel corpo sono presenti i sintomi di qualche malattia
  • ricercare su internet informazioni relative alle malattie e ai sintomi (cybercondria)
  • sottoporsi ad innumerevoli visite mediche presso vari specialisti
  • fare continui esami e test di laboratorio
Trattamento

Le persone che soffrono di ipocondria dovrebbero, prima di tutto, avere un rapporto di totale fiducia con il proprio medico. La cosa migliore è affidarsi ad un solo curante che rassicuri rispetto ai segnali di eventuali malattie e che eviti di eccedere nelle prescrizioni di test ed esami. Quello che non dovrebbe fare un medico che ha in cura una persona con disturbo ipocondriaco, è negare l’esistenza dei sintomi o minimizzare rispetto alle preoccupazioni.

Se infatti i sintomi possono essere sfumati e amplificati dalla paura, l’inquietudine e l’angoscia rispetto ad essi è, in queste persone, del tutto reale e causa di grande sofferenza.

Un buon consiglio che il medico può dare a queste persone è quello di cercare di intraprendere un percorso che le aiuti a comprendere i significati profondi di quelle paure ed indirizzarle verso una psicoterapia.
Questa può essere affiancata, nei casi di estremo disagio, da terapie farmacologiche, di solito con antidepressivi come gli SSRI.

Nella migliore delle prospettive i diversi specialisti, medico, psicoterapeuta ed eventualmente psichiatra, dovrebbero collaborare in sinergia, dando modo alla persona che soffre di sentirsi compresa, al sicuro, e finalmente aiutata a liberarsi dall’angoscia.